Per il progetto Traumatized Subjects, guidato dal professor Stefano Serafini del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova, abbiamo curato identità visiva e presenza digitale. Il risultato è un ecosistema semplice nella navigazione, agile nelle prestazioni e profondo nell’esposizione dei contenuti, progettato per un pubblico internazionale e costruito per crescere nei prossimi anni di attività.
Un’identità visiva sobria ed istituzionale
Il nuovo logo nasce da un’idea chiara: esprimere autorevolezza accademica e, insieme, un segno identitario forte. Il wordmark “TRAUMATIZED SUBJECTS” in maiuscolo enfatizza la parola “Traumatized”, fulcro semantico e concettuale del progetto. Tra i due termini, una barra verticale “|” agisce come marque minimale: separa, scandisce e richiama visivamente l’idea di un “tra” – un between – che allude in modo sintetico al contesto storico e culturale della ricerca (“between the wars”). Ne risulta un segno pulito, leggibile, adatto agli usi editoriali e digitali, con una variante più istituzionale pensata per contesti formali e documenti accademici.
La palette, la tipografia e i rapporti di spaziatura sono stati calibrati per garantire coerenza su schermo e su carta. Il sistema di identità si adatta alle diverse necessità del progetto: dalla testata del sito alle schede evento, dai materiali di presentazione alle citazioni bibliografiche.
Un sito semplice da navigare, profondo da esplorare
L’architettura informativa del sito è stata definita per guidare con chiarezza ricercatori, studenti e pubblico allargato. La pagina generale introduce obiettivi, ambiti e prospettive della ricerca, offrendo un quadro d’insieme e collegando ai nuclei tematici interni. A seguire, una pagina dedicata al progetto approfondisce metodo, domande di ricerca e cornice teorica; qui invitiamo gli utenti a richiedere informazioni specifiche, valorizzando il dialogo con la comunità scientifica e con gli stakeholder culturali.
Il profilo del Main Investigator, il professor Stefano Serafini, ha una pagina dedicata che presenta percorso accademico, pubblicazioni selezionate e ruolo nel progetto. È un punto di riferimento per chi desidera comprendere la direzione scientifica e i contatti istituzionali.
Particolare attenzione è stata riservata alla sezione Events, che raccoglie seminari, conferenze e presentazioni. La struttura è pensata per essere aggiornata continuativamente lungo i tre anni di collaborazione con il Dipartimento, con schede evento chiare, campi data-ora-luogo consistenti, riferimenti bibliografici e materiali collegati laddove disponibili.
Il cuore filologico e documentale del progetto vive nella sezione Archive. Qui abbiamo predisposto un contenitore scalabile per fonti, apparati e materiali primari/secondari che si arricchirà nel corso dei tre anni: un ambiente ordinato per la consultazione, la citazione e l’incrocio dei contenuti, con tassonomie e campi strutturati per sostenere la profondità della ricerca.
La navigazione è volutamente essenziale: pochi livelli, percorsi chiari, etichette esplicative. L’interfaccia privilegia leggibilità e ritmo: paragrafi brevi, gerarchie tipografiche nette, spazi bianchi generosi. Lo stile grafico mette al centro il testo e rende immediati i rimandi interni, senza distrazioni visive superflue.
Prestazioni, SEO e pubblico internazionale
Il sito è stato sviluppato con una forte attenzione alle prestazioni: caricamento rapido, immagini ottimizzate, lazy loading dove necessario, fogli di stile e script curati per mantenere alta l’esperienza d’uso anche su connessioni non ottimali. È un requisito non solo tecnico, ma anche culturale: un progetto che parla di storia e memoria deve essere accessibile e fruibile senza barriere.
Abbiamo implementato una solida base di ottimizzazione SEO: title e description coerenti, struttura semantica ordinata, breadcrumb e dati strutturati ove pertinenti. La combinazione di architettura pulita e contenuti di qualità ha prodotto risultati immediati: in meno di una settimana il sito si è posizionato ai vertici per la query “Traumatized Subjects”, a conferma della correttezza dell’impostazione e del naming del progetto.
Poiché il pubblico di riferimento è prevalentemente estero, l’intero sito è stato redatto in inglese. La scelta linguistica, unita alla chiarezza dell’interfaccia, rende naturale la fruizione anche a chi non conosce il contesto accademico italiano. L’uso di un inglese accademico chiaro e sintetico favorisce la diffusione e la citazione dei contenuti, migliorando la visibilità internazionale.
In parallelo, abbiamo integrato strumenti di monitoraggio per tracciare visite, provenienze, engagement e performance SEO. Il tracciamento degli eventi chiave – dalla lettura degli approfondimenti alla consultazione di Events e Archive – supporta il team nel misurare l’impatto del progetto e nell’orientare gli aggiornamenti editoriali.
Guardando ai prossimi tre anni, l’impianto tecnico e redazionale è pronto per accogliere cicli di pubblicazione cadenzati, aggiornamenti sulle attività scientifiche, nuove schede d’archivio e materiali multimediali. L’obiettivo è costruire una memoria digitale che cresca insieme al progetto, restando sempre fruibile, ordinata e aperta al dialogo con la comunità.
Traumatized Subjects unisce sobrietà istituzionale e attenzione al dettaglio. Un logo che parla con misura, un sito che accompagna senza ostacolare, una struttura che invita a leggere e a tornare. È così che immaginiamo i progetti accademici online: essenziali, autorevoli, vivi.
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